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«Dati entro i limiti» per il mare di Margherita di Savoia

I campionamenti di Legambiente, però, dicono che il mare di Barletta è inquinato

«Sette campionamenti su ventinove eseguiti lungo le coste pugliesi risultano fuori dai limiti di legge e, di questi, cinque sono "fortemente inquinati"». A dirlo sono i dati ricavati dalle rilevazioni di Goletta Verde, la nave di Legambiente che ogni anno compie il periplo delle coste italiane per monitorare lo stato di salute delle acque, che resterà in Puglia ancora per i prossimi due giorni prima di risalire lo Stivale via mare.

La lente d'ingrandimento dell'associazione ambientalista in Puglia è puntata su canali e foci che «Continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati, come nel caso della foce del torrente Candelaro a Manfredonia, foce Canale Reale a Carovigno, foce canale contrada Posticeddu, sul litorale Apani, a Brindisi, presso il canale di scarico di Marina di Leuca a Castrignano del Capo, e a Marina di Lizzano, alla foce del fiume Ostone, punti risultati fortemente inquinati», come si legge nel report divulgato da Goletta Verde.

«La maladepurazione è un'emergenza ambientale che va affrontata con urgenza. Il nostro Paese è stato già condannato a pagare all'UE una multa da 25 milioni di euro, più ulteriori 30 milioni ogni sei mesi finché non si metterà in regola. Si tratta di un costo che ricade direttamente sulle tasche dei cittadini e che, invece, avrebbe potuto rappresentare una risorsa da spendere più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro - sottolinea Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde. Il nostro monitoraggio punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali. La fotografia scattata da Goletta Verde ci restituisce un'istantanea che denota come vi siano casi cronici, situazioni critiche che segnaliamo da anni, ma per le quali evidentemente nulla è stato fatto. Per questo Legambiente anche quest'anno affiancherà alla denuncia pubblica sullo stato delle acque anche un'azione giuridica, presentando nuovi esposti alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause di queste criticità e denunciare i responsabili secondo le nuove norme previste dalla legge sugli eco-reati. Esposti già presentati in alcuni casi lo scorso che hanno portato a sequestri e denunce, ma che evidentemente ancora non bastano per risolvere una situazione a dir poco complessa».

Scarsa Informazione

Legambiente bachetta la Puglia dal punto di vista della corretta informazione erogata ai cittadini. Quasi completamente assente, infatti, risulta la cartellonistica informativa, cui è affidato il compito di comunicare agli utenti la reale classe di qualità del mare. «I tecnici di Goletta Verde hanno avvistato in Puglia soltanto un cartello rispetto ai 29 punti analizzati (a Marina di Lizzano, dove insisteva anche il cartello di divieto di balneazione)», spiega Legambiente.

I Risultati nelle Province Bari e BAT

Nel dettaglio, Goletta Verde promuove la qualità delle acque rilevata in provincia di Bari durante il monitoraggio svolto tra il 17 e il 20 luglio 2018. Si sono guadagnati il giudizio positivo di "entro i limiti" tutti i quattro punti campionati: a Molfetta, Torre Calderina, alla spiaggia Riserva Torre Calderina, Monopoli, in località Castello Santo Stefano, spiaggia sud castello Santo Stefano, Polignano a Mare, spiaggia Lama Monachile, e a Bari, San Giorgio, baia San Giorgio, lato sinistro.

Bollino rosso, invece, per la BAT, dove dei cinque punti campionati uno è risultato "inquinato". Si tratta del Litorale di Ponente, spiaggia a sinistra del porto di Barletta. A Trani in località Boccadoro, allo sbocco della vasca di Boccadoro, i tecnici di Goletta Verde hanno effettuato un prelievo aggiuntivo vista la presenza del progetto di riqualificazione dell'area umida, che ha evidenziato alcune criticità per le quali chiediamo alle istituzioni competenti di fare ulteriori approfondimenti.

"Entro i limiti", invece, il risultato del prelievo effettuato a Trani, in località Matinelle, presso il molo a destra sulla spiaggia Matinelle; a Margherita di Savoia, nella Riserva Naturale di Salina, alla foce del torrente Carmosina, e sulla spiaggia presso lungomare Cristoforo Colombo; a Bisceglie, Salsello, sulla spiaggia lungomare incrocio Mauro Dell'Olio.

Nelle sue operazioni di rilevamento, Goletta Verde considera il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un "maggior rischio" presunto di inquinamento, individuati non solo dai circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio appositamente istituito "SOS Goletta". A finire nelle provette le acque prelevate da foci dei fiumi, torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge. «Qui - spiegano - risiedono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all'insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d'acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come "inquinati" i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e "fortemente inquinati" quelli che superano di più del doppio tali valori».

Focus sulla Depurazione

Sono 185 gli impianti di depurazione a servizio degli agglomerati pugliesi, di cui 182 gestiti da Acquedotto Pugliese e 3 gestiti direttamente dai comuni (Lesina Marina, Sannicandro Garganico-Torre Mileto e Volturara Appula).

«La scarsa disponibilità idrica superficiale naturale condiziona fortemente la tipologia dei recapiti finali nella nostra regione - informano da Legambiente. Questo comporta che solo il 7% dei recapiti finali dei depuratori è costituito da corpi idrici superficiali, il 75% è costituito da lame e altri corsi d'acqua effimeri/episodici o dal suolo (attraverso trincee drenanti) e il 16% recapita a mare. Gli impianti che continuano a scaricare nel sottosuolosono 3 (Lesina Marina, Manduria Vecchio e Casamassima Vecchio, la cui dismissione è prevista entro l'anno), 1 in meno di quelli recapitanti nel sottosuolo nel 2017 (presso l'impianto di Martina Franca è stato recentemente attivato il sistema di scarico a mezzo di trincee drenanti)».

Tarantini (Legambiente Puglia): «Grandi passi in avanti sulla depurazione»

Un bilancio tutto sommato positivo per la nostra Regione, ancora però lontana dalla promozione a pieni voti. «Dal dossier di Goletta Verde - afferma il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini - emergono grossi passi in avanti della Regione Puglia in materia di depurazione. Dal monitoraggio di Arpa Puglia è emerso che scendono a 32 su 185 i depuratori che presentano ancora criticità, e su questi ci sono già in corso interventi di potenziamento. Scendono, invece, da 35 a 30 gli impianti di depurazione soggetti a scarichi anomali e diminuiscono da 27 a 6 anche gli agglomerati urbani soggetti a procedure di infrazione. Per tre, Porto Cesareo, Casamassima e Taviano, resta attiva la procedura di infrazione con condanna, ma si sta intervenendo anche su questi».

«Nei prossimi giorni - continua Tarantini - presenteremo alla Capitaneria di Porto un esposto sui "malati cronici", ovvero le foci dei fiumi e dei canali. Sul fronte della depurazione, speriamo che al più presto si concludano gli interventi di adeguamento e potenziamento, puntando a massimizzare l'utilizzo in agricoltura di acque reflue depurate e affinate, vincendo la persistente diffidenza da parte del comparto agricolo».

Una direzione verso la quale la Regione Puglia si sta muovendo con forza. L'assessore regionale a Infrastrutture e mobilità Giovanni Giannini: «Stiamo andando avanti su questa strada, aumentando le situazioni in cui i reflui affinati vengono utilizzati per fini irrigui in agricoltura. Ci sono, infatti, reti irrigue realizzate in passato e mai utilizzate; abbiamo quindi la possibilità di dare delle risposte immediate. Vanno fatti i conti con le risorse finanziare del momento, anche se gli investimenti sono già stati notevoli».

Non è, però, solo l'agricoltura il potenziale beneficiario dell'utilizzo di reflui affinati. «Stiamo sperimentando questa soluzione - continua Giannini - anche per usi civili: lavaggio di strade, innaffiamento di aiuole e aree pubbliche a verde, raffreddamento di impianti industriali come ILVA. In ballo ci sono anche altre sperimentazioni, come la produzione di fieno fresco e altre colture idroponiche, il tele-rilevamento degli inquinanti in corrispondenza degli scarichi, la produzione di bio-diesel e bio-metano e il riutilizzo dei fanghi in agricoltura. All'esito di queste sperimentazioni è molto probabile che riusciremo a utilizzare 300 mila tonnellate di fanghi e 100 milioni di metri cubi di reflui affinati con notevoli risparmi per il bilancio regionale».
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