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Speciale
Piano delle Coste regionale: confronto (con polemiche) tra istituzioni, tecnici e politica
La proposta guidata dal consigliere regionale Stefano Lacatena divide la maggioranza e suscita critiche
Margherita - mercoledì 21 maggio 2025
12.50
La proposta di Piano Regionale delle Coste (PRC) presentata dal consigliere regionale delegato all'Urbanistica, Stefano Lacatena, e sostenuta dalla giunta Emiliano, ha sollevato numerose critiche da parte di forze politiche, ordini professionali e associazioni, preoccupati per il rischio di un'ulteriore privatizzazione del demanio marittimo e di una pianificazione squilibrata, con effetti negativi anche sul paesaggio e sulla tutela ambientale.
Nonostante le rassicurazioni di Lacatena – secondo cui «i principi non cambieranno» e il rapporto 60%-40% tra spiagge pubbliche e private resterà invariato – la bozza prevede modifiche sostanziali che destano allarme. Il consigliere Michele Rizzi, segretario provinciale di Sinistra Italiana/AVS, denuncia senza mezzi termini: «Basta con la privatizzazione del mare! Il nuovo Piano delle Coste mira a cancellare la possibilità delle spiagge pubbliche con servizi, trasformando il rapporto pubblico-privato da 60-40 a 50-50, di fatto regalando pezzi di spiaggia ai lidi privati. Se dovesse passare, anche nella BAT avremmo conseguenze nefaste su tutto il litorale, da Margherita di Savoia a Bisceglie. Il mare deve restare un bene comune, libero, non un privilegio per pochi. Noi saremo in prima fila per difendere le spiagge da qualsiasi tentativo di svenderle».
Preoccupazioni arrivano anche dall'ambito tecnico. Andrea Roselli, presidente dell'Ordine degli Architetti PPC della BAT, segnala le criticità del processo: «Come possiamo fornire un contributo qualificato se i tempi sono ristrettissimi? La bozza elimina il doppio livello di pianificazione PRC-PCC e affida tutto ai Comuni, ma senza regole chiare si rischia il caos. Alcuni vincoli, come quello dei 15 metri sugli arenili, vengono rimossi, lasciando spazio a nuove concessioni anche in aree fragili. Il rischio è che, senza un coordinamento forte, ogni Comune legiferi a danno del paesaggio e del territorio».
A livello politico, la tensione è palpabile anche nella stessa maggioranza regionale. Francesco Campanelli, consigliere del Partito Democratico, commenta con durezza l'atteggiamento del promotore della riforma: «Le parole di Lacatena trasudano una tale sicurezza da risultare quasi sprezzanti verso chi esprime dissenso. È inaccettabile liquidare le critiche come "bugie colme di slogan". Dire che il testo è "a prova di idiota" è poco elegante e istituzionalmente grave. In questa legislatura abbiamo sempre privilegiato il confronto. Serve maggiore umiltà, non fughe in avanti. La gestione delle coste è una materia complessa e delicata: chi ha responsabilità pubbliche deve promuovere un dialogo serio, non arroccarsi».
Anche le associazioni ambientaliste e l'ANCI hanno espresso contrarietà. In questo contesto, le rassicurazioni di Lacatena – «Se non siamo tutti d'accordo, non andrò avanti» – appaiono in contrasto con un processo che molti giudicano affrettato e poco condiviso. Sinistra Italiana/AVS, il Partito Democratico e le categorie professionali chiedono una sospensione dell'iter e l'apertura di un vero tavolo di confronto. Le spiagge non sono merce: sono beni comuni, e come tali devono essere pianificati, protetti e condivisi.
Nonostante le rassicurazioni di Lacatena – secondo cui «i principi non cambieranno» e il rapporto 60%-40% tra spiagge pubbliche e private resterà invariato – la bozza prevede modifiche sostanziali che destano allarme. Il consigliere Michele Rizzi, segretario provinciale di Sinistra Italiana/AVS, denuncia senza mezzi termini: «Basta con la privatizzazione del mare! Il nuovo Piano delle Coste mira a cancellare la possibilità delle spiagge pubbliche con servizi, trasformando il rapporto pubblico-privato da 60-40 a 50-50, di fatto regalando pezzi di spiaggia ai lidi privati. Se dovesse passare, anche nella BAT avremmo conseguenze nefaste su tutto il litorale, da Margherita di Savoia a Bisceglie. Il mare deve restare un bene comune, libero, non un privilegio per pochi. Noi saremo in prima fila per difendere le spiagge da qualsiasi tentativo di svenderle».
Preoccupazioni arrivano anche dall'ambito tecnico. Andrea Roselli, presidente dell'Ordine degli Architetti PPC della BAT, segnala le criticità del processo: «Come possiamo fornire un contributo qualificato se i tempi sono ristrettissimi? La bozza elimina il doppio livello di pianificazione PRC-PCC e affida tutto ai Comuni, ma senza regole chiare si rischia il caos. Alcuni vincoli, come quello dei 15 metri sugli arenili, vengono rimossi, lasciando spazio a nuove concessioni anche in aree fragili. Il rischio è che, senza un coordinamento forte, ogni Comune legiferi a danno del paesaggio e del territorio».
A livello politico, la tensione è palpabile anche nella stessa maggioranza regionale. Francesco Campanelli, consigliere del Partito Democratico, commenta con durezza l'atteggiamento del promotore della riforma: «Le parole di Lacatena trasudano una tale sicurezza da risultare quasi sprezzanti verso chi esprime dissenso. È inaccettabile liquidare le critiche come "bugie colme di slogan". Dire che il testo è "a prova di idiota" è poco elegante e istituzionalmente grave. In questa legislatura abbiamo sempre privilegiato il confronto. Serve maggiore umiltà, non fughe in avanti. La gestione delle coste è una materia complessa e delicata: chi ha responsabilità pubbliche deve promuovere un dialogo serio, non arroccarsi».
Anche le associazioni ambientaliste e l'ANCI hanno espresso contrarietà. In questo contesto, le rassicurazioni di Lacatena – «Se non siamo tutti d'accordo, non andrò avanti» – appaiono in contrasto con un processo che molti giudicano affrettato e poco condiviso. Sinistra Italiana/AVS, il Partito Democratico e le categorie professionali chiedono una sospensione dell'iter e l'apertura di un vero tavolo di confronto. Le spiagge non sono merce: sono beni comuni, e come tali devono essere pianificati, protetti e condivisi.