Decreto flussi, lunedì click day per i lavoratori extra Ue

Circa 83 mila gli ingressi previsti. Coldiretti: «I lavoratori stranieri forniscono più del 22% delle giornate di lavoro in agricoltura»

domenica 26 marzo 2023 10.05
Lunedì 27 marzo scatterà il click day per l'arrivo in Italia dei lavoratori extracomunitari previsti dal decreto flussi con il nuovo Dpcm di programmazione transitoria dei flussi che stabilisce 82.705 ingressi, in aumento rispetto ai 69.700 dell'anno precedente.

Coldiretti Puglia ha evidenziato come le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, ammontano a 44.000 unità (contro le 42.000 dello scorso anno) delle quali 1.500 riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale, ingressi che di fatto consentono all'impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm per avere accesso all'autorizzazione.

«In Puglia è ottenuto da mani straniere più di un quarto del made in Italy a tavola, con oltre 38mila lavoratori stranieri che forniscono il 22.4% del totale delle giornate di lavoro» hanno sottolineato dall'organizzazione. «Lavoratori che spesso collaborano da molto tempo con le imprese agricole italiane e che ogni anno attraversano il confine per poi tornare nel proprio Paese. In questo contesto è stato emanato il decreto flussi 2021 che dovrebbe portare nelle campagne pugliesi altri 5mila lavoratori extracomunitari ma anche le difficoltà burocratiche ostacolano l'impiego dei lavoratori italiani in una situazione critica nella quale versano altri settori economici. Una esigenza che si è fatta stringente con il calendario delle raccolte che si intensifica con l'avanzare dei periodi di raccolta: dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra, ci saranno le grandi raccolte di ciliegie, albicocche, pesche e percoche fino all'uva da tavola, con la scalarità delle diverse varietà» hanno aggiunto da Coldiretti.

La vera ed importante novità di questo decreto è la riconferma del rilascio di quote stagionali di ingresso riservate alle associazioni di categoria per i propri associati nella misura di 22.000 unità (erano 14.000 l'anno prima), a dimostrazione del fatto che i tempi sono maturi per rendere strutturale la norma sperimentale introdotta dal decreto semplificazione (Dl 73/2022), sostenuta dalla Coldiretti. Le richieste presentate dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro, che avranno priorità sulla generalità delle istanze, saranno preventivamente verificate dalle organizzazioni professionali stesse che assumono anche l'impegno a sovrintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori, di fatto accelerando l'intero iter della procedura d'ingresso.

«Il nuovo decreto sarà anche l'occasione per sperimentare il superamento del nullaosta, sostituito da una comunicazione allo sportello unico per l'immigrazione da parte del datore di lavoro contenente la proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato, che verrà immediatamente trasmesso all'ambasciata italiana all'estero per più tempestivo rilascio del visto di ingresso» hanno sostenuto da Coldiretti.

Il Dpcm prevede che il datore di lavoro interessato, prima dell'invio della richiesta di nullaosta, abbia verificato presso il centro per l'impiego competente dell'indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale prima di assumere lavoratori non comunitari dall'estero. Un adempimento che per le quote stagionali agricole non è dovuto, anche perché – come rimarcato da Coldiretti – «avrebbe rischiato di trasformarsi in un appesantimento burocratico per le imprese costrette a fare i conti nei campi con le esigenze di tempestività imposte dai cambiamenti climatici e dalla stagionalità delle produzioni».

I lavoratori stranieri occupati in agricoltura sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po' tutte le nazionalità. Dipendenti a tempo determinato che arrivano dall'estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Ma cresce anche la presenza di stranieri alla guida delle imprese agricole con quasi 17mila titolari di nazionalità diversa da quella italiana.