A 81 anni fa il giro del mondo in bicicletta: Janus River passa da Margherita di Savoia

In giro per la città salinara dopo aver stazionato a Zapponeta

giovedì 27 settembre 2018 11.02
Ha 81 anni, si chiama Janus River, ed è nato in Polonia da padre polacco e madre russa. La sua storia è stata raccontata da La Gazzetta del Mezzogiorno.

Lui conosce la città di Margherita di Savoia per averla scelta come tappa del suo giro del mondo in bicicletta. Margherita di Savoia è stata la prima tappa delle tre programmate nella BAT dopo essersi fermato a Zapponeta.

La storia di Janus è una storia degna di essere raccontata: scappato dalla Polonia a 28 anni per sfuggire al regime Comunista, si spostò in Egitto e successivamente, nel 1978, arrivò in Italia stabilendosi a Roma. Nel 2000 ha iniziato a girare il mondo in bicicletta e ora il suo obiettivo è quello di arrivare in Cina, a Pechino, tra 10 anni.

Raccontandosi alle colonne del quotidiano pugliese, Janus ha raccontato di una profezia di un monaco buddista che in Cambogia gli avrebbe riferito la sua longevità: avrebbe vissuto fino 100 anni viaggiando.

Il suo giro per il mondo si compone di tante piccole tappe, di una quindicina di chilometri ciascuna. Per le soste si affida ai suoi risparmi e all'ospitalità della gente dei posti.
A Margherita di Savoia Janus è stato in un primo momento accolto dal presidente della cooperativa di comunità «Margherita» Salvatore Giannino, e successivamente dall'amministratore delegato della società Terme, Marina Lalli, che lo ha ospitato nell'albergo Terme.

Della sua storia si sono occupati tutti i mezzi di comunicazione. In una recente intervista a Vanity Fair Janus ha dichiarato: «È più importante la filosofia alla base di quello che faccio. Alle volte chiedo ospitalità perché, alla fine del mio viaggio, donerò tutti i miei risparmi ai bambini orfani russi. Sono oltre 50 mila: spero di riuscire a devolvere cinque euro a ogni bimbo». E ancora: «Non sono certo un cicloturista all'avanguardia. Porto con me una borsa da trenta chili, anche per il cambio invernale, e la mia bici, che ne pesa venti, è un modello anni '80. Sì, lo ammetto, è abbastanza faticoso, ma così emozionante. Non ho mai visto un dottore in vita mia».