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Territorio

Zona Umida, Legambiente celebra 45° anniversario della firma di Ramsar

Dai Borbone a oggi, la storia valorizza la natura. Nel 1928 misura 4.500 ettari

La natura che acquista valore grazie al passato. Diversamente non può essere, perché se oggi esiste una Zona Umida a Margherita di Savoia conosciuta in tutto il mondo, lo si deve alla storia d'Italia, principalmente quando i Borbone nel '700 acquistarono la Salina da privati, affidando all'architetto Luigi Vanvitelli il compito di ampliarla e rimodernarla con un nuovo sistema di circolazione delle acque, fondamentale per regolarizzare la salinità dei bacini, e lo Stato Fascista con la bonifica integrale dei terreni paludosi del sud Italia, iniziata nel 1928, preservò l'area dall'uso agricolo, ampliandola da 128 ettari a 4.500. Evidentemente il valore naturale della zona è stato compreso sin da subito, tanto da conservala fino al 2 febbraio 1971 quando, con la firma a Ramsar in Iran di una convenzione sulle zone umide d'importanza internazionale, tutta l'area è diventata protetta e l'unico modo per percorrerla ed entrare in contatto con gli uccelli marittimi sono le proprie gambe, o la carrozzina, e un binocolo.

Non a caso l'Imperatore Federico II di Sveva già nel XIII° secolo la scelse come zona di caccia e non a caso dopo 45 anni dalla firma del Convenzione di Ramsar, Legambiente a livello nazionale ha organizzato una giornata a tema in collaborazione col Corpo Forestale dello Stato, scegliendo proprio Margherita di Savoia. «La Convenzione – afferma Ruggero Matera, Comandante della Forestale – tutela la biodiversità animale presente in questo punto e legata alla presenza di queste vasche di acqua che riproducono il loro habitat naturale». Dire che la mano dell'uomo rovini la natura, in questo caso, è un azzardo, perché la Zona Umida salinara è un esempio di collaborazione fra natura e industria: senza le vasche d'acqua della riserva, l'azienda AtiSale che gestisce la Salina non avrebbe lo scorrimento delle acque, dovuto a una pendenza del terreno e attuato da delle pompe, utile per riempire i bacini, così come senza l'opera di controllo degli equilibri chimici del sale, svolta dai salinieri, non potrebbe continuare ad esistere tutto l'habitat naturale delle numeroso specie di volatili come l'avocetta e il cavaliere d'Italia.
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