Dalla Sicilia a Roma: cammino di padre Biagio e i fratelli

Accolti dall'Unitalsi e don Matteo a Margherita di Savoia

giovedì 23 giugno 2016 15.35
A cura di Giuseppe Capacchione
Uno era un ragazzo vissuto negli agi, gli altri due non sapevano neanche chi fossero. Da un anno hanno intrapreso una cammino di pace e di speranza, come loro stessi lo hanno definito, che sta attraversando tutto il Meridione fino ad arrivare a Roma da papa Francesco. Una scena della propria vita è bastata per passare dalle auto e i soldi di papà alla cura dei poveri nella stazione di Palermo. Ed è proprio lì che padre Biagio ha creato la missione speranza e carità per i senza tetto. Gli ostacoli non sono stati pochi a causa della burocrazia, ma alla fine su 8 palazzi abbandonati nel capoluogo siciliano ne è riuscito ad avere 2 per ospitare i senza tetto, divisi fra uomini e donne, grazie all'opera di 10 missionari e 500 volontari laici.

Una vita eremitica iniziata da giovane quando col proprio cane Libertà si rifugiava nella grotte in totale simbiosi con la natura. Una frase accompagna il suo cammino ed è quella udita dal crocifisso della propria stanza: «Una società che lascia indietro i più deboli non può essere una giusta società. Prima o poi si sfalderà». Nel suo percorso dalla Sicilia a Roma ha fatto tappa in Puglia passando da Margherita di Savoia, dove lui e i suoi due compagni sono stati accolti dall'Unitalsi e dal parroco della chiesa del Santissimo, don Matteo Martire, che hanno dato loro cibo e accoglienza. «Siamo costruttori di pace - afferma padre Biagio - e dobbiamo mettere in pratica gli insegnamenti per dare speranza e coraggio a tutti. Anche se c'è un mondo in difficoltà non dobbiamo restare inermi e ognuno deve fare la propria parte. La Puglia è bella perché ci sono cittadini che coltivano la terra e che hanno tanta speranza. Dove non ci sono le strutture per accogliere bisogna crearle. Il mio cammino ha avuto inizio la scorso settembre e dopo aver girato la Sicilia sono andato nelle altre regioni del Meridione. Andrò da papa Francesco per affidare nelle sue mani tutte le persone che ho incontrato finora».