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Brexit a rischio per l'export della Puglia. Export cresciuto +41,5% in 5 anni

Dal 1º novembre 2019 le merci provenienti dall'Ue che entrano nel Regno Unito potrebbero essere soggette a dazi doganali

Le esportazioni di prodotti agroalimentari dalla Puglia al Regno Unito sono aumentate del + 41,5 % negli ultimi 5 anni, un valore che rischia di essere pesantemente colpito dalle barriere tariffare e dalle difficoltà di sdoganamento che potrebbero nascere da una Brexit senza accordo. E' quanto emerge da una analisi di Coldiretti Puglia, diffusa in occasione del confronto organizzato dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli alla Fiera del Levante.

"Su un valore totale di 139 milioni di prodotti agroalimentari pugliesi esportati, oltre il 70% dell'export riguarda l'ortofrutta, pari a 97,5 milioni di euro, mentre si assiste ad un calo del 31% negli ultimi 5 anni delle importazioni dal Regno Unito. Per sostenere crescita e nuove opportunità di lavoro occorre investire sulla competitività del Made in Italy a partire dall'agroalimentare che è un elemento di traino per l'intera economia in Italia e all'estero", ha detto il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
"A decorrere dal 1º novembre 2019 le merci provenienti dall'Ue che entrano nel Regno Unito potrebbero essere soggette a dazi doganali che per i prodotti agricoli ammontano in media all'8,1%", ha insistito Muraglia.
La preoccupazione è peraltro che - aggiunge Coldiretti - si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane come ad esempio l'etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi e che boccia ingiustamente quasi l'85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop), compresi prodotti simbolo del Made in Italy dall'extravergine di oliva.
I dazi applicabili - afferma Coldiretti Puglia - saranno gli stessi di quelli cui sono soggette le merci provenienti da paesi 3^ con cui l'UE non ha concluso accordi commerciali che sono in media del 44,8% per i prodotti lattiero-caseari, del 17,8% per la carne e dell'11,4% per il pesce, secondo l'elaborazione della Commissione UE.

"Parallelamente sui mercati ci troviamo ad arginare iniziative come quella dell'etichetta a semaforo inglese - ha concluso il presidente Muraglia - legata principalmente all'azione di 4 grandi multinazionali del cibo come Coca cola, Pepsi Co, Mars e Nestlè, colossi che dispongono di risorse e leve pubblicitarie e commerciali finalizzate ad influenzare i comportamenti e gli orientamenti all'acquisto del consumatore medio".
Per spingere l'Unione Europea verso un percorso di tutela delle richieste dei cittadini consumatori Coldiretti ha contemporaneamente promosso un fronte europeo per la trasparenza in etichetta con la raccolta di un milione di firme in almeno 7 Paesi dell'Unione (www.eatoriginal.eu).
D'altronde, in tema di trasparenza, è arrivata una sentenza storica del Consiglio di Stato, il cui pronunciamento è stato sollecitato proprio dalla Coldiretti, che dà atto della palese insussistenza dei motivi di riservatezza circa la provenienza delle materie prime agricole importate.
Sul terreno della trasparenza resta di fondamentale importanza - conclude Coldiretti Puglia - modificare la norma relativa all'ultima trasformazione sostanziale che consente di nascondere dietro il paravento di una singola, e magari minima, lavorazione un cambio di voce doganale che consente di scrivere made in Italy.
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